CASA MUSEO DELLA MERINI
Il muro degli angeli di Alda Merini rivive
nella sua casa museo
Per la poetessa era diventato nel tempo la sua «pagina» di appunti, aforismi, annotazioni, disegni e tanti numeri di telefono ha trovato una dimora definitiva
Ripa Ticinese
Il muro degli angeli di Alda Merini rivive
nella sua casa museo
Per la poetessa era diventato nel tempo la sua «pagina» di appunti, aforismi, annotazioni, disegni e tanti numeri di telefono ha trovato una dimora definitiva
MILANO - L’opera è stata completata: la pagina ormai più famosa nella storia, perché scritta sul cemento, è stata salvata e trasportata alla casa museo Alda Merini. Proprio quel muro su cui poggiava il cuscino di Alda, diventato nel tempo la sua «pagina» di appunti, aforismi, annotazioni, disegni e tanti numeri di telefono ha trovato una dimora definitiva. Allo scadere del tempo concesso dai proprietari dell’appartamento in Ripa Ticinese, dove la poetessa ha passato tutta la vita, il Comune è riuscito a intervenire con un’operazione costata 37.000 euro e alcuni giorni di lavoro. Operazione di grande impegno e molto delicata come racconta la responsabile dell’intervento, l’architetto Annamaria Terafina della Soprintendenza ai Beni Architettonici: «Abbiamo dovuto utilizzare una tecnica mista tra lo “strappo” che consente, con una particolare procedura, di prelevare solo una pellicola della parte da conservare e lo stacco a massello, una vera e propria cesura sull’intonaco, per portar via uno strato più profondo, intervento più costoso ma sicuro».
IL RESTAURO - «La scelta è stata obbligata - racconta la restauratrice Barbara Ferriani - visto che i disegni e gli scritti erano tutti fatti a rossetto, matita e pennarello sulla classica pittura lavabile delle pareti domestiche, dove il solo "strappo" non avrebbe garantito la nitidezza delle parti da conservare». La vicenda di casa Merini iniziata con il precedente assessore alla cultura Finazzer Flory che ha portato alla creazione del Museo in via Magolfa, dove venerdì è stato traslocato il muro, è poi proseguita con l’attuale giunta: l’assessore Boeri ha dichiarato, attraverso il suo ufficio stampa, grande soddisfazione per la completezza del risultato raggiunto e l’intenzione di rendere vivo il museo come centro di eventi legati alla poesia e alla scrittura. Conferma di tali intenzioni, viene anche da Vito Verdino, funzionario dell’assessorato alla Cultura, riconosciuto come il braccio operativo ed essenziale di tutti i passaggi che hanno consentito la realizzazione di tante idee: «Adesso il museo potrà diventare un centro aggregante della realtà culturale milanese, uno spazio che si apre ai giovani con l’augurio che l’atelier della parola, così come era stato consacrato al tempo della sua inaugurazione, possa prender forma attraverso corsi di scrittura creativa, di giornalismo e di poesia».
IL TRASFERIMENTO - Intanto venerdì nel cortile della casa di Alda, all’insaputa di tutti, gli operatori municipali sorvegliavano il trasferimento dal balcone al camion che ha poi traslocato al Museo un «pezzo» di vita milanese, di sogni e di creatività: un «intonaco» non comune, ormai comunemente definito il «muro degli angeli». Quel muro è stato il contatto con la sua anima, nelle notti travagliate e solitarie, un compagno silenzioso, specchio dei suoi pensieri ma soprattutto il tutore delle sue paure. Su quella parete c’erano anche i numeri di telefono degli amici, scritti in grande, in rosso, pronti all’uso: pronti a spazzar via il tormento di tante angosce ma destinati anche a raccogliere tanti «inediti» dettati sul filo della genialità.
Casa-museo per Alda Merini |